Sunday, September 23, 2018

of the expat misconception -- sul malinteso expat


I met a filmmaker who wants to produce a documentary about expat wives. I thought this was a great idea, given the general misconceptions surrounding these somewhat mystical and elusive creaturesI was surprised that she'd been interested in us without having ever been an expat herself, accustomed as I am to the general lack of interest for a category that's regularly dismissed as:

  •  arrogant
  •  patronising
  •  privileged
  •  SUV-driving 
  •  whiny bitches

I once read we supposedly fake an accent during home visits just to get more attention...

What could I tell her over coffee? I stuck to the essentials: 

The unbalance, the resentment, and their lovely child: the recognition paradox, better explained through role playing (as any therapist who has worked with traumatised patients knows).

So let's play Aladdin and then the Titanic, shall we? Here we go.

To the outside world, the expat wife is Princess Jasmine stepping from her balcony onto Aladdin's magic carpet.
She is the lucky one getting a free ride to a luxury lifestyle thanks to HIS hard work and dedication. She travels the world, doesn't need to work, drives his company car and hangs out at Starbucks with her expat friends. A free ride on somebody else's ticket.  
He takes her hand and seductively sings: 


I can show you the world, shiny shimmering splendid

But of course, he stops cold before the following verse: 


Tell me princess, now when did you last let your heart decide

AH! The expat-Aladdin is smart enough to never go there, because expat-Jasmine has given up most of her decisional power when they packed their things and set off to their first relocation overseas. Better not remind her.

Which brings us straight to The Titanic:

The expat wife is usually "the accompanying (or trailing) spouse", which means that the family was shipped overseas on a working contract that bears the lovely husband's name. 
But the wife doesn't just "trail", as the definition might suggest, she  jumps into the role of professional relocation master, dealing in several countries with all the little details that make daily life possible, while also sometimes popping out a couple of kids in hospitals where nobody speaks her mother tongue. A contradiction in and of itself, because what else is a mother tongue if not The language to be spoken while becoming a mother?

While adapting over and over to new countries, languages, cultures, homes, neighbours, schools, traffic rules, circles of friends, doctors, hairdressers and supermarkets, he also perfects the art of denying her own needs, and trying to dismiss the nagging discomfort of not being financially independent

The husband is the captain of the ship. He holds the compass, sets the route. Gazes into the horizon with a look of purpose in his eyes and his subordinates patting him on the back. 
His wife? She is down deep below deck, sweating, swearing, greasing the wheels and shovelling coal into the engines, so that the ship can sail full power and everything keeps running smoothly.

Does she get to join him in all his basking glory? Sometimes, but diplomatic wives are more accustomed to the spotlight than corporate ones. 
For us a dinner with his colleagues is such a sporadic event that we tend to get nervous like Jack at the dignitaries' table, afraid of picking the wrong fork. And like Jack we try to impress by smugly proclaiming 


"I love waking up in the morning not knowing what's gonna happen, or who I'm gonna meet, where I'm gonna wind up"

while secretly longing to be back down below deck to hang out with our expat girlfriends, where the real fun is actually happening: the dancing and spinning and the booze and occasional toe challenge we can recount to our friends during home visit. But with an accent.
Because that's the way they Princess Jasmine is supposed to talk. 

(I know you were expecting the iceberg) (sooner or later it will come)


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Ho conosciuto una produttrice cinematografica che vuole fare un documentario sulle mogli expat
Ho subito pensato che fosse un'ottima idea, considerati i pregiudizi e gli equivoci che circondano queste creature mistiche e fuggevoli. 
Mi sono stupita del fatto che si interessasse a noi expat senza essere mai stata lei stessa parte di questo mondo di vagabondi, visto che normalmente noi mogli expat veniamo sbrigativamente etichettate come:

  • arroganti
  • saccenti
  • privilegiate
  • al volante di macchinoni 
  • capricciose e viziate

Una volta ho perfino letto che a quanto pare durante i rientri a casa parliamo con un accento straniero per attirare ancora di più l'attenzione...

Cosa potevo dirle nel tempo di bere un caffè? Mi sono limitata all'essenziale:

Lo sbilanciamento, il risentimento e il loro figlio prediletto: il paradosso del riconoscimento, che si può spiegare con un gioco di ruolo (come ogni psicologo che tratti pazienti traumatizzati sa bene).

Allora giochiamo a Aladino e al Titanic, pronti? Via!

Il mondo esterno vede la moglie expat come la Principessa Jasmine che dal suo balcone sale sul tappeto volante  di Aladino. 
È fortunata a viaggiare gratis verso uno stile di vita lussuoso grazie al grande impegno di lavoro di suo marito. Gira il mondo, lei, non ha bisogno di lavorare, guida la macchina della ditta di lui e perde tempo da Starbucks con le altre sue amiche expat. Un giro gratis alle spalle di qualcun altro
Lui le prende la mano e le canta seducente: 


Ti posso mostrare il mondo, splendente, brillante, splendido. 

Ma non si avvicina nemmeno al verso seguente, quello che dice 


dimmi, principessa, quand'è l'ultima volta che hai deciso qualcosa tu? 

Eh no! L'expat-Aladino non è mica scemo e sa benissimo che l'expat-Jasmine ha da tempo rinunciato a gran parte del suo potere decisionale, praticamente dal momento in cui hanno impacchettato le loro cose per la prima assegnazione internazionale. Meglio non ricordarglielo. 

Il che ci porta dritti al Titanic:

La moglie expat è solitamente la coniuge "accompagnatrice", perché la famiglia è stata spedita all'estero con un contratto di lavoro che porta il nome del caro marito. Ma la moglie expat fa ben altro oltre ad accompagnare. Diventa a tutti gli effetti un'esperta di traslochi intercontinentali, sbrigando nei vari paesi tutti i piccoli grandi dettagli che rendono possibile la vita quotidiana e nel frattempo a volte spara fuori anche un paio di marmocchi in ospedali in cui nessuno parla la sua lingua madre. Una tragica contraddizione, visto che la lingua madre altro non è che la lingua di quando si diventa madre

Mentre continua ad adattarsi ripetutamente a nuovi paesi, lingue, culture, case, vicini, scuole, regole della strada, giri di amici, dottori, parrucchieri e supermercati, diventa anche un'esperta nel rinnegare le proprie necessità e nel cercare disperatamente di mettere a tacere quella frustrazione costante di non essere economicamente indipendente

Il marito è il capitano della nave. Ha in mano la bussola, decide la rotta. Guarda fisso all'orizzonte con uno sguardo intenso, circondato e complimentato dai suoi colleghi. 
E la moglie? Ah! Lei è giù sottocoperta che suda e cristona mentre olia gli ingranaggi e spaletta carbone nel motore, in modo che la nave continui la sua rotta, e che tutto fili liscio

E lei non condivide la luce dei riflettori? A volte, ma sono le mogli dei diplomatici che sono più sovente incluse negli eventi mondani. A noi capita raramente, la sporadica cena coi colleghi, infatti ci sentiamo un po' fuori luogo come Jack al tavolo dei dignitari che non sa bene quale forchetta usare. E come Jack facciamo le spavalde dichiarando: 


"adoro svegliarmi ogni mattina senza sapere cosa succederà o chi incontrerò o dove andrò a finire

mentre in realtà aspettiamo solo di poter tornare giù sottocoperta dalle nostre amiche expat, che almeno loro si che sanno come ci si diverte: la musica, la danza, l'alcool, e occasionalmente anche la sfida sulla punta dei piedi che poi potremo raccontare ai nostri amici durante i rientri a casa. Ma con l'accento straniero. Da vera principessa Jasmine. 

(lo so che vi aspettavate l'iceberg) (prima o poi arriva)

(pics by me, all rights reserved)

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