Tuesday, January 9, 2018

of the spoiled expatriate -- sull' espatriata viziata


I sometimes need to remind myself that this blog was intended to be about expatriate stuff. I keep losing my way and doing EVERYTHING wrong, according to blogging etiquette: 

  • I do not write regularly 
  • I do not stick to one subject 
  • I do not regularly give feedback to fellow-bloggers to build my community of followers. 

Why? Because life. That demanding bitch.

I know expats are often disliked. Because of the arrogance and colonial demeanour of a few, we bear the burden of being considered a spoiled bunch of sorry losers who travel the world for free and are exempted from the boredom of day-to-day living. 

This of course has some truth in it, but I am particularly short tempered by the "spoiled" part. 

There is a certain book about expatriate living, that recently got a review in which the author is accused of being a spoiled brat. 

But of course, this particular author in her book did not write the truth, the whole truth and nothing but the truth, because this book was meant for her kids and she just didn't want every page to be about how much she HATED their father for putting her through all she's been through. 

So let me tell you about chapter 58 and what's behind these lines:
"For Christmas we followed the exact same program as last year: I flew with the kids to Zürich first and then, after Sam joined us, we drove the 5 hours to Italy to keep the families at bay."

Easy, right? Spoiled brat. 
3 countries in 3 days. 
Bitch.

This is what actually happened: 

I flew with the kids to Zürich by myself because my husband had the usual #$@&% last-minute meeting and let me enjoy the delightful #$@&% 12-hour flight from Tokyo with a 7-year-old and a 9-year-old in economy class all by myself. Thank you, darling.
When we got to Zürich we took the #$@&% train from the airport to the city (me, kids, backpacks and suitcase) and with a 9-hour #$@&% jet lag, trudged our way to the hotel. There was snow on the ground so I actually had to lift the #$@&% suitcase to carry it. 

Once at the hotel, we went out to find some food for dinner (although on Tokyo time we should be having breakfast) and had pizza. Back at the hotel my girl started feeling sick. This is a person who pukes on EVERY even barely moving mean of transport, so it might have been the  #$@&% tram. Since we were up anyway most of the night because of the #$@&% jet-lag, I wrapped her up in the duvet and let her sit by the open window to get some fresh air on her face (-10 degrees) so she'd feel better. When in the morning we went down for breakfast (in Tokyo: #$@&% dinner time) my girl was still nauseous. 

She had nothing for breakfast but was sitting with us at the table and suddenly said she felt sick. So I grabbed her and made a run for our room hoping we'd reach the #$@&% bathroom in time. 
We didn't.
She was sick in the #$@&% lift. 

I know what you are thinking now: OH LORD! THE POOR PEOPLE AT THE HOTEL, WHAT A MESS, HOW DISGUSTING, IN THE LIFT! EXPATS=PUKING SCUM.

But hold it, fellows. We left the lift with no signs of the dirty deed.
Because the spoiled expatriate bitch knows her travelling brood and will keep a folded airplane vomit bag in the back-pocket of her jeans at all times while on the move. (They actually make for nice keepsakes if you've been travelling on different carriers, I have quite a collection). 

And there was her #$@&% pizza. In the #$@&% Swiss vomit bag. In the #$@&% hotel lift. 
Then, completely unfazed, with just a couple of hours sleep in the past 48 hours, we started our day, visited friends, the Christmas Market, and when my husband joined us all perky and fresh from his flight in business class all by himself, we rented a car, drove to Italy and did the ironman-crossfit challenge that's Christmas with our families. 

Who is spoiled now? 

Perhaps those who never move abroad. Those who do not travel the world for free. Those who have their families around in times of crises. Those who can afford to get sick because some friend or relative will step in. Those who are not constantly learning several foreign languages at once. Those who spend the days before Christmas decorating their home and cooking with their families and not holding puke-bags in a hotel lift. Those who did not have to put their career on hold for the medieval reason of favouring their husband. Perhaps those who are economically independent as well. Most of all those. 

You spoiled bitches. 


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Dovrei cercare di ricordarmi che questo blog è nato per parlare di faccende expat. Continuo a distrarmi e non seguo nessuna delle regole d’oro per avere un blog di successo: 
  •          Non scrivo regolarmente
  •         Non mi limito a un solo tema
  •         Non commento regolarmente su altri blog per costruirmi una base di followers 

Perché? Per colpa della vita, che ne ha sempre una.

So bene che noi expat risultiamo alquanto antipatici. Per colpa dell’arroganza e dell’atteggiamento da colonialista di pochi, la nostra reputazione è quella di non essere altro che dei privilegiati viziati che viaggiano per il mondo gratis e sono esonerati dal tran-tran quotidiano.

E c’è del vero in questo, ma la parte „viziati“ non mi va giù.

C’è un certo libro che parla di noi espatriati che ha di recente ricevuto una recensione in cui all’autrice viene dato della „bambina viziata“.

Il fatto è che in questo libro in particolare, l’autrice non ha scritto la verià, tutta la verità e niente altro che la verità, perché il libro è per i suoi bambini, e non voleva di certo che in OGNI SINGOLA PAGINA ci fosse scritto quanto visceralmente odiasse il loro padre per averle fatto passare tutto quello che le ha fatto passare.

Nel capitol 58, per esempio. C’è MOLTO di più dietro a queste poche righe:
Per Natale abbiamo deciso di seguire alla lettera il programma dell’anno scorso: io sono partita prima con i bambini per passare da Zurigo e poi Sam ci ha raggiunti e siamo andati in Italia a trovare le nostre famiglie.”

Facile, no? Bambina viziata.
3 paesi in 3 giorni.
Stronza.

Ma ecco cos’è successo in realtà:

Sono partita prima con i bambini, perché mio marito aveva il solito meeting#$@&% fuori-programma e per l’ennesima volta ha lasciato che mi godessi da sola il volo #$@&% di 12 ore da Tokyo con due bambini di 7 e 9 anni in economy. Grazie, caro.
Arivati a Zurigo abbiamo preso il treno #$@&% fino in città (io, i bambini, gli zaini e la valigia) e con un jet-lag di 9 ore ci siamo trascinati all’albergo #$@&%. Era pieno di neve, così ho dovuto sollevare la valigia #$@&% per l’intero tragitto.

Arrivati all’albergo, siamo usciti per cena anche se a Tokyo era ora di colazione. Abbiamo mangiato una pizza, dopodiché a mia figlia è venuta la nausea. A lei viene la nausea su QUALSIASI mezzo di trasporto, quindi forse era colpa del tram #$@&%. Visto che tanto non abbiamo dormito niente per colpa della differenza oraria, l’ho avvolta nel piumone e l’ho fatta sedere vicino alla finestra aperta perché sentisse l’aria fresca sul viso (-10 gradi) per quasi tutta la notte.
Quando al mattino siamo scesi per la colazione, aveva ancora la nausea.

Non ha mangiato niente ma seduta con noi al tavolo ha improvvisamente detto che le veniva da vomitare.  L’ho presa al volo e ci siamo precipitate in camera sperando di arrivare in bagno in tempo.
Non ce l’abbiamo fatta.
Ha vomitato in ascensore.

Ora so cosa state pensando: ODDIO! CHE SCHIFO! POVERACCI QUELLI DELL’ALBERGO! DISGUSTOSI EXPAT VOMITOSI!

E invece no. Siamo uscite dall’ascensore senza lasciare alcun segno del fattaccio.
Perché la stronza expat viziata conosce bene la sua prole giramondo e quando in viaggio avrà sempre un sacchetto per il vomito di quelli che danno sugli aerei piegato nella tasca posteriore dei suoi jeans. (In effetti ne ho una collezione intera da svariate compagnie aeree).

E riecco la pizza #$@&%, nel sacchetto per il vomito #$@&%  della Swiss. Nell’ascensore #$@&% dell’albergo.
Dopodiché, come se niente fosse, abbiamo iniziato la nostra giornata con forse 2 ore di sonno nelle ultime 48 ore. Siamo andati a trovare vari amici, abbiamo visitato il mercato di Natale e quando mio marito è arrivato da Tokyo, tutto bello fresco e riposato dopo il volo in Business da solo, abbiamo affittato una macchina e guidato 5 ore per passare il Natale con le nostre famiglie.

E allora mi chiedo: chi è davvero la bambina viziata?

Forse quelle che non sono mai andate a vivere all’estero. Quelle che non viaggiano per il mondo gratis, ma hanno intorno le loro famiglie nei momenti difficili. Quelle che possono permettersi di ammalarsi perché una vecchia amica o una sorella potranno dare una mano. Quelle che passano i giorni prima del Natale ad appendere decorazioni e cucinare con le loro famiglie, e non nell'ascensore di un albergo con un sacchetto di vomito in mano. Quelle che non devono costantemente imparare lingue astruse e che non hanno dovuto interrompere la loro carriera per “seguire i loro mariti” come delle dame medioevali. Forse anche quelle economicamente indipendenti. Quelle più di tutte.

Stronze viziate.

(Pic by me, all rights reserved)




5 comments:

  1. Replies
    1. Ma cara! Che bello sentirti, pensavo ti fossi persa nella giungla dei pannolini. Buon anno e un abbraccio! (forse il titolo del post è un tantino harsh, lo cambio un po').

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    2. Slicing, ma tu l'avevi poi letto THE BOOK? E... ?

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