Yes. No joke.
Because the availability and dedication that's necessary to gain such bonuses requires a lot of backstage work by his tireless wife.
(I think I will do a trilogy about expat divorce, and then move on. But really, the more I think about it, the more I realise how much there is to it.)
My second theory about it (after the Bonus Theory) is that there should be a safe heaven for expats going through divorce, such as a special instrument of law like the one (that probably doesn't exist either) regulating matters in international waters. The International Waters Theory.
It is not acceptable that such a delicate matter has to be regulated by local laws of the country you happen to live in, this is really too much like the roll of o dice, even for us expat who roll the dice plenty.
Being trapped by a legal system that's not the one of our country of origin, in which fundamental matters could be signed without really completely getting what they mean, is NOT ACCEPTABLE.
Universities offer courses in international law, let's just include a few exams about divorce, how hard can it be?
A long time ago, I wrote a POST about the famous case of the Milkshake Murder, and jokingly wrote that I understood why she did it (it wasn't a joke). The thing is that even though expat wives are not forced to follow their husbands abroad, there are always lots of other factors coming into play when it's decision time.
The Opportunity Factor.
The Exotic Factor.
The "I don't want to be the party pooper" Factor.
And of course, the Love Factor, aka "the trap".
All these tricky bastards come together to give the expat-husband an excellent alibi he will readily use whenever he finds himself in hot water for some unexpected crisis that has suddenly stripped international living of all its glamour.
He will say:
"Darling, it was a decision we took together".
And then comes the milkshake.
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Nel mio libro a un certo punto scherzo (non scherzavo) che durante le assegnazioni internazionali, il bonus del coniuge che ha il contratto di lavoro all'estero (che di solito è uno solo dei due) (che di solito è il marito) (vabbé, chiamiamo le cose col loro nome, va) il bonus del marito expat dovrebbe essere pagato direttamente alla moglie expat.
Sul serio.
Perché la disponibilità e alacrità necessari a meritarsi il suddetto bonus, sono spesso il risultato di un faticoso lavoro dietro le quinte da parte della sua instancabile coniuge expat.
(Mi sa che faccio una trilogia sul divorzio expat e poi cambio argomento, ma è che più ci penso, più mi rendo conto di quanto ci sia da dire).
Il mio secondo teorema, dopo il Teorema del Bonus, riguarda il fatto che ci dovrebbe essere una zona di sicurezza per gli expat che divorziano, sancito da una legislazione come quella (che forse nemmeno esiste) che regola le questioni in acque internazionali. Il Teorema delle Acque Internazionali.
Non è accettabile che una questione delicata come il divorzio sia sancita dalle leggi locali del paese straniero in cui si capita per caso di abitare in quel momento. È troppo una scommessa.
Essere prigionieri di un sistema legale che non è quello del nostro paese, in cui clausole fondamentali rischiano di essere fraintese NON È ACCETTABILE.
Le università hanno già i corsi di legge internazionale, basta aggiungerci qualche esame sul divorzio, e la questione è risolta.
Tempo fa ho scritto questo POST sul famoso caso dell'Omicidio del Frullato. Dicevo scherzando (non scherzavo) che capivo i motivi che l'avevano spinta a farlo. Il fatto è che nonostante nessuno obblighi le mogli expat a seguire i loro mariti all'estero, quando viene il momento di decidere, entrano in gioco diversi fattori:
Il Fattore dell'Opportunità.
Il Fattore Esotico.
Il Fattore "non voglio certo fare la parte della guastafeste".
E naturalmente il Fattore Amore, quella trappola infernale.
Tutti questi maledetti si riuniscono poi per formare l'alibi perfetto che il marito expat tirerà prontamente fuori ogni qualvolta qualche imprevisto spogli improvvisamente l'esperienza all'estero della sua patina dorata.
E dirà:
"Ma cara, è una decisione che abbiamo preso insieme".
E a questo punto, arriva il frullato.
(pic by me, all rights reserved)
"Bertoldo scherzando diceva il vero". Ammiro molto le mogli expat che non arrivano al divorzio o al frullato. Ma anche quelle che ci arrivano. Io me ne sono tornata in Italia per fortuna, altrimenti sarei morta. E non scherzo.
ReplyDeleteCara, allora il matematico ha sentito che accendevi il frullatore e ha detto: let's go home!
DeleteL'avvocatA che ha questo blog http://equilibrioequilibrismo.blogspot.fr/ ha lasciato un commento una volta (su amiche di fuso?) diceva più o meno così : prima di seguire per amore qualcuno in giro per il mondo fatevi intestare qualcosa in Italia, la casa se l'avete o una casa che ereditete, poi potete affidarvi all'amore
ReplyDeleteCara, molta saggezza ma difficilmente realizzabili, la maggior parte delle coppie expat croniche come noi sono partite poco dopo la laurea, da farsi intestare non c'era un bel niente. Il consiglio migliore secondo me è non lasciare gli aspetti finanziari nelle mani di uno solo dei due e periodicamente fotografare tutto, le assicurazioni, bank statements, ogni cosa da cui poi potrebbero scomparire fondi quando bisogna dividere. Roba da 007 decisamente poco romantica ma fidarsi è bene, controllare è meglio...
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