Tuesday, September 5, 2017

of quality over quantity -- sulla qualità e la quantità


The bias against professional women is astonishing.
I have just read this book called LEADERS for my Master. It was about the 2008 financial crisis, and although in its 150-something pages it mentioned women a whopping 34 times, only 6 times they were depicted in professional roles. Never as leaders. The other 28 times they were either assistants, mothers-wives or lovers, or prostitutes.
If aliens were to visit the earth and read this book to have an idea about ways to rule our world through human leadership, they would get quite a curious impression of women, these frivolous, marginal creatures.
As you might imagine, I immediately emailed the author, who gracefully replied thanking me for my thorough analysis and saying that none of his readers had ever considered his book from this point of view.

Really?

Admittedly none of the ladies in my Master who also read the book, reacted with the same outrage. So the bias is not just astonishing, but embedded within our culture.

But we girls stick together, right? We have each other’s back and proceed in one compact front.

As if.

Recently I was at a networking event for professional women. Some were working 100%, others were moms who just came back from a maternity leave (which in Switzerland can be quite long because of the prohibitive daycare prices), and some like me were exploring the possibility of a new challenge.
Soon enough the ladies were throwing shadow at each other. Working against stay-at-home (which is ALSO work). There were the “I could never stay home” moms, the “you cannot be serious about your work with a part-time position” moms, and my personal favorite: the “QUALITY OVER QUANTITY” moms.
I know that all this judgement has little to do with the OTHER moms’ choices and everything to do with our own, but I still believe that this QUALITY business is often just an alibi for parents who delegate way more than they should.

There, I have said it.

Of course, women should be supported in going back to their profession once they become mothers, and the secret of life lies within BALANCE.
But kids need both QUALITY AND QUANTITY. And quantity begets quality.
That’s why when Anne-Marie Slaughter’s article Why Women Still Can't Have It All came out, it created such a stir. She basically says that there are two phases in the kids’ life (early childhood and puberty) in which the stable presence of a parent at home makes a huge difference in their development. Or at least that’s what I think she says, because I read the article the same way I watch horror movies: holding my hands in front of my eyes and peeking through my fingers for fear of never being able to sleep again. Yes, that’s the terror of making mistakes mothers have to live with. Ms. Slaughter’s name doesn’t certainly help.

I will say it once again. Quantity begets quality. Just as in any other complex human activity: work, study, friendship and sports. You give it all you can until you become a pro.

Unless of course you are Michel Platini, who never trained, smoked, and still never failed one kick.


Good luck.

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I pregiudizi con cui hanno ancora a che fare le donne sul mondo del lavoro hanno dell’incrdibile.
Ho appena letto il libro LEADERS per il mio Master. Parla della crisi finanziaria del 2008 e nonostante nelle sue circa 150 pagine nomini le donne per ben 34 volte, soltanto 6 sono professioniste. Nessuna è un LEADER e le altre 28 sono  assistenti, madri/mogli/amanti, o prostitute.
Se un alieno arrivasse sulla terra e leggesse questo libro per capire come dominare il mondo, si farebbe un’idea piuttosto curiosa (eufemismo) su queste creature inette e marginali.
Come potete immaginare, ho immediatamente scritto all’autore che mi ha gentilmente risposto ringraziandomi dell’analisi dettagliata e dicendosi sorpreso, inquanto nessun lettore aveva mai visto il libro da quel punto di vista.

Davvero?

In effetti nessuna delle partecipanti al mio Master ha reagito col mio stesso sdegno. Quindi i pregiudizi non sono solo incredibili ma anche ormai mimetizzati nella nostra cultura.

Ma noi ragazze non ci facciamo dividere, giusto? Procediamo unite difendendoci a videnda!

Magari!

Sono stata di recente a un evento per donne professioniste. Alcune lavoravano a tempo pieno, altre erano mamme appena rientrate da una pausa per maternità e altre ancora, come me, erano alla ricerca di un cambiamento e di una nuova sfida.
In men che non si dica sono iniziate le frecciate. C’erano le mamme “io non potrei mai stare a casa”, le mamme “non si può pensare di lavorare seriamente con una posizione part-time", e anche le mie preferite: le mamme “QUALITÀ PIUTTOSTO CHE QUANTITÀ”.
Ormai so bene quanto questi giudizi abbiano poco a che fare con le scelte delle altre mamme, ma siano piuttosto solo un modo per convincere noi stesse della validità delle nostre decisioni. Ma in ogni caso. Questa faccenda della QUALITÀ secondo me è solo un alibi per i genitori che delegano molto più di quanto dovrebbero.

Ecco. L’ho detto.

Certo che le mamme dovrebbero poter tornare a lavorare dopo la maternità, il segreto della vita sta nel trovare l’equilibiro, in fondo.
Ma ai bambini servono sia QUALITÀ CHE QUANTITÀ. Ed è spesso la quantità a facilitare la qualità.
Ecco perchè l’articolo di Anne-Marie Slaughter Perché Le Donne Non Possono Ancora Avere Tutto (è in inglese) ha suscitato tanto scalpore. In breve dice che ci sono due fasi nella vita dei bambini (la prima infanzia e la pubertà) in cui la presenza fissa di un genitore fa una differenza enorme. Almeno credo che sia quello che dice, perché ho letto l’articolo nello stesso modo in cui guardo i film dell’orrore: con le mani davanti agli occhi sbirciando fra le dita per la paura di non riuscire poi mai più ad addormentarmi. Perché questo è il terrore che le mamme hanno di star facendo tutto sbagliato.

Lo dico e lo ripeto. È grazie alla quantità che si ottiene la qualità. Così come per ogni altra attività complessa: lavoro, studio, amicizia e sport. Ti ci dedichi anima e corpo finché non diventi bravissima.

A meno che tu non sia Michel Platini, che non andava agli allenamenti, fumava, ma lo stesso non sbagliava mai un tiro.

Buona fortuna.

(pic by me, all rights reserved)



3 comments:

  1. Mi sa che la penso come te, comunque secondo me nemmeno gli uomini possono avere tutto. Magari avranno una gran carriera però hanno una vita familiare superficiale. Seonco me nessuno può avere tutto.

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    1. Cara, hai ragione, ma gli uomini non si battono per "avere tutto" come facciamo noi, perché si vede che stanno benone cosÌ. (Benone lo diceva mia Nonna, che strano vederlo scritto!)

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    2. Sì è così. Di solito rimangono in quello che ritengono il loro ambito e stanno lì, anche se fortunatamente non tutti (probabilmente sempre pochi).
      Il "benone" è fantastico, era un bel po' che non lo leggevo! :D

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