The bias against professional
women is astonishing.
I have just read this book called LEADERS for my Master. It was about the 2008 financial crisis, and
although in its 150-something pages it mentioned women a whopping 34 times,
only 6 times they were depicted in professional roles. Never as leaders. The
other 28 times they were either assistants, mothers-wives or lovers, or
prostitutes.
If aliens were to visit the earth and read this book to have
an idea about ways to rule our world through human leadership, they would get
quite a curious impression of women, these frivolous, marginal creatures.
As you might imagine, I immediately emailed the author, who
gracefully replied thanking me for my thorough analysis and saying that none of
his readers had ever considered his book from this point of view.
Really?
Admittedly none of the ladies in my Master who also read the
book, reacted with the same outrage. So the bias is not just astonishing, but
embedded within our culture.
But we girls stick together, right? We have each other’s
back and proceed in one compact front.
As if.
Recently I was at a networking event for professional women.
Some were working 100%, others were moms who just came back from a maternity
leave (which in Switzerland can be quite long because of the prohibitive daycare
prices), and some like me were exploring the possibility of a new challenge.
Soon enough the ladies were throwing shadow at each other. Working against stay-at-home (which is
ALSO work). There were the “I could never stay home” moms, the “you cannot be
serious about your work with a part-time position” moms, and my personal
favorite: the “QUALITY OVER QUANTITY”
moms.
I know that all this judgement has little to do with the
OTHER moms’ choices and everything to do with our own, but I still believe that
this QUALITY business is often just an alibi for parents who delegate way more
than they should.
There, I have said it.
Of course, women should be supported in going back to their
profession once they become mothers, and the secret of life lies within
BALANCE.
But kids need both QUALITY
AND QUANTITY. And quantity begets quality.
That’s why when Anne-Marie Slaughter’s article Why Women Still Can't Have It All came out, it created such a stir. She
basically says that there are two phases in the kids’ life (early childhood and
puberty) in which the stable presence of a parent at home makes a huge
difference in their development. Or at least that’s what I think she says,
because I read the article the same way I watch horror movies: holding my hands in front of my eyes and peeking
through my fingers for fear of never being able to sleep again. Yes, that’s the
terror of making mistakes mothers have to live with. Ms. Slaughter’s name doesn’t
certainly help.
I will say it once again. Quantity begets quality. Just as in any other complex human
activity: work, study, friendship and sports. You give it all you can until you
become a pro.
Unless of course you are Michel Platini, who never trained, smoked, and still never failed
one kick.
Good luck.
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I pregiudizi con cui hanno ancora a che fare le donne sul mondo del lavoro hanno dell’incrdibile.
Ho appena letto il libro LEADERS per il mio
Master. Parla della crisi finanziaria del 2008 e nonostante nelle sue circa 150
pagine nomini le donne per ben 34 volte, soltanto 6 sono professioniste.
Nessuna è un LEADER e le altre 28
sono assistenti, madri/mogli/amanti, o prostitute.
Se un alieno
arrivasse sulla terra e leggesse questo libro per capire come dominare il
mondo, si farebbe un’idea piuttosto curiosa (eufemismo) su queste creature
inette e marginali.
Come potete immaginare, ho immediatamente scritto all’autore
che mi ha gentilmente risposto ringraziandomi dell’analisi dettagliata e
dicendosi sorpreso, inquanto nessun lettore aveva mai visto il libro da quel
punto di vista.
Davvero?
In effetti nessuna delle partecipanti al mio Master ha
reagito col mio stesso sdegno. Quindi i pregiudizi non sono solo incredibili ma
anche ormai mimetizzati nella nostra cultura.
Ma noi ragazze non ci facciamo dividere, giusto? Procediamo
unite difendendoci a videnda!
Magari!
Sono stata di recente a un evento per donne professioniste.
Alcune lavoravano a tempo pieno, altre erano mamme appena rientrate da una
pausa per maternità e altre ancora, come me, erano alla ricerca di un
cambiamento e di una nuova sfida.
In men che non si dica sono
iniziate le frecciate. C’erano le mamme “io non potrei mai stare a casa”,
le mamme “non si può pensare di lavorare seriamente con una posizione
part-time", e anche le mie preferite: le mamme “QUALITÀ PIUTTOSTO CHE QUANTITÀ”.
Ormai so bene quanto questi giudizi abbiano poco a che fare
con le scelte delle altre mamme, ma siano piuttosto solo un modo per convincere
noi stesse della validità delle nostre decisioni. Ma in ogni caso. Questa
faccenda della QUALITÀ secondo me è solo un alibi per i genitori che delegano
molto più di quanto dovrebbero.
Ecco. L’ho detto.
Certo che le mamme dovrebbero poter tornare a lavorare dopo
la maternità, il segreto della vita sta nel trovare l’equilibiro, in fondo.
Ma ai bambini servono sia QUALITÀ CHE QUANTITÀ. Ed è spesso la quantità a facilitare la
qualità.
Ecco perchè l’articolo di Anne-Marie Slaughter Perché Le Donne Non Possono Ancora Avere Tutto (è in inglese) ha
suscitato tanto scalpore. In breve dice che ci sono due fasi nella vita dei
bambini (la prima infanzia e la pubertà) in cui la presenza fissa di un
genitore fa una differenza enorme. Almeno credo che sia quello che dice, perché ho letto l’articolo nello stesso modo in cui guardo i film dell’orrore: con le mani davanti agli occhi sbirciando fra le
dita per la paura di non riuscire poi mai più ad addormentarmi. Perché questo è
il terrore che le mamme hanno di star facendo tutto sbagliato.
Lo dico e lo ripeto. È grazie
alla quantità che si ottiene la qualità. Così come per ogni altra attività
complessa: lavoro, studio, amicizia e sport. Ti ci dedichi anima e corpo finché
non diventi bravissima.
A meno che tu non sia Michel
Platini, che non andava agli allenamenti, fumava, ma lo stesso non
sbagliava mai un tiro.
Buona fortuna.
(pic by me, all rights reserved)
Mi sa che la penso come te, comunque secondo me nemmeno gli uomini possono avere tutto. Magari avranno una gran carriera però hanno una vita familiare superficiale. Seonco me nessuno può avere tutto.
ReplyDeleteCara, hai ragione, ma gli uomini non si battono per "avere tutto" come facciamo noi, perché si vede che stanno benone cosÌ. (Benone lo diceva mia Nonna, che strano vederlo scritto!)
DeleteSì è così. Di solito rimangono in quello che ritengono il loro ambito e stanno lì, anche se fortunatamente non tutti (probabilmente sempre pochi).
DeleteIl "benone" è fantastico, era un bel po' che non lo leggevo! :D