This was a perfect day, my girl and I both studying, the apparent quiet of two sizzling brains at work. Unfortunately, even though I brought her 2 peeled mandarins in my beautiful Ittala coloured glass bowl, this day will leave no trace. Normality is washed away, what remains burnt into our brain are the special times.
When I think of my childhood, I don't recall the other 350 days, but those two weeks in which my parents took me and my siblings around Europe in our little camping caravan. My Dad loved the northern countries, so leaving from Italy the first few days of travel, in a van that reached a maximum speed of 100km/h, were just that: travel.
I remember eating the hard boiled eggs and tomatoes my Mom brought for the trip whenever we stopped at gas stations. We just sprinkled salt and bit into them.
I remember us kids trying to get our hands on the tube of condensed milk we diluted with hot water for breakfast, but somehow each time my Dad looked in the rearview mirror just in time to catch us.
I remember that time somehow stood still in the comfort of our little home on wheels. How my siblings and I played cards for hours and tried to listen to the tape recorder through the deafening sound of the diesel engine. How I tried to write down the lyrics of Video Killed the Radio Star but my English was so bad that I had to be creative.
"Pictures gay and occhio are, mutanda way or missy are...."
At dinner my Mom made spaghetti with concentrated tomato sauce and on some very special occasions we stopped to eat at those roadside shacks that sold french fries and sausage. We sat at the table inside our little van, that swayed at the slap of every passing truck.
I remember the deserted northern beaches, the unfaltering salty wind and freedom I felt running around trying to whip my brother and sister with strands of seaweed. The starfish. The sheep in the Scottish highlands, the stormy skies, the cliffs, the castles, the joy.
One year my Dad decided to take us to Ireland. We went by car to make the trip a bit faster. My Dad drove an old Volvo he bought when we were little, because it was the first car that came equipped with safety belts. We had tents and every night went camping.
It rained the whole entire fucking time.
Everything was soaked, even the book I read while travelling. Sleeping bags, towels, clothes, WET WET WET. We still pitched our tents every night and hoped for a ray of sunshine that never came.
It was still fun. I remember lying in my sleeping bag at night with the rain tapping on the tarp of my tent and feeling so alive and connected with the universe.
And I remember the night before we took the ferry to England: my Dad parked in front of a hotel and announced we'd leave the tents to rot in the trunk and enjoy an upgrade, for once. Never in my life have I loved a hotel room so much. Dry beds! Hot shower! My siblings and I had a room to ourselves, which meant unsupervised TV till the wee hours.
Unfortunately we didn't understand much, as it was all in English. MTV wasn't a thing yet, at least if they had played Video Killed the Radio Star, I would have known the lyrics.
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Oggi giornata perfetta con me e mia figlia entrambe intente a studiare, la calma apparente di due cervelli che fanno scintille. Purtroppo nonostante le abbia portato due mandarini già sbucciati nella mia bellissima coppa di vetro colorato di Ittala, questo giorno non lascerà traccia. La normalità viene sciacquata via. Ciò che resta sono i momenti che non fanno parte della routine.
Quando penso alla mia infanzia, raramente penso a quegli altri 350 giorni dell'anno, la mia mente torna a quei 15 giorni di vacanza in cui i miei genitori ci portavano in giro per l'Europa sul loro piccolo camper. Mio Papà è un grande amante dei paesi nordici, quindi partendo dall'Italia i primi giorni di viaggio in un camper che faceva al massimo i 100 km all'ora erano precisamente questo: viaggio.
Ricordo che mangiavamo uova sode e pomodori ogni volta che ci fermavamo a fare benzina: un po' di sale e via, mordere. Mi ricordo che in viaggio i miei fratelli ed io cercavamo sempre di mettere le mani sul tubo di latte condensato della colazione, e che ogni volta mio Papà guardava nello specchietto retrovisore giusto in tempo per beccarci.
Mi ricordo che il tempo si fermava nel calore della nostra casetta a 4 ruote. I miei fratelli ed io giocavamo a carte per ore e cercavamo di ascoltare musica sul registratore portatile nonostante il rombo assordante del motore diesel lanciato al massimo dei giri. Volevo a tutti i costi scrivermi il testo di Video Killed the Radio Star ma il mio inglese era così scarso che dovevo essere creativa:
"Pictures gay and occhio are, mutanda way or missy are...."
Per cena mia mamma faceva gli spaghetti conditi col concentrato di pomodoro e in qualche rara occasione ci fermavamo a prendere da mangiare da quelle roulotte al lato della strada che vendevano patate fritte e salsicce. Mangiavamo seduti al tavolo nel camper che ondeggiava allo schiaffo di ogni TIR che passava.
Mi ricordo le spiagge del nord, deserte e battute dal vento, il sale nell'aria, la libertà che sentivo correndo sulla sabbia dietro ai miei fratelli mentre cercavamo di frustarci a vicenda con lunghissime alghe strappate al mare dalla forza delle onde. Le stelle marine. Le pecore nella tundra scozzese, i cieli tempestosi, le scogliere, i castelli, la gioia.
Un anno mio papà si decise per l'Irlanda. Siamo partiti in macchina per accelerare un po' l'avvicinamento. Mio Papà aveva una vecchia Volvo che aveva comprato quando eravamo piccoli perché era la prima macchina fornita di cinture di sicurezza. Avevamo le tende e dormivamo ogni notte in campeggio.
Ha piovuto tutto il tempo, giorno e notte.
Non smetteva mai. Era tutto fradicio: le tende, i sacchi a pelo, gli asciugamani, i vestiti. Marcio. Ma non importava, tutte le sere piantavamo le tende sperando in un raggio di sole che non è mai arrivato. Ma era bello anche così. Mi ricordo che di notte sdraiata nel sacco a pelo dentro la tenda sentivo la pioggia picchettare sul telo di plastica e mi sentivo così viva e connessa con il resto dell'universo.
E poi mi ricordo quella gloriosa sera prima di traghettare per l'Inghilterra, quando mio Papà ha parcheggiato davanti a un albergo e ha annunciato che per una volta avremmo lasciato le tende a marcire nel bagagliaio e avremmo dormito lì. Mai nella mia vita ho amato una stanza d'albergo tanto come quella. Letti asciutti! Doccia calda! I miei fratelli ed io avevamo una camera tutta per noi, il che voleva dire accesso indisturbato alla tele fino a notte fonda.
Purtroppo non è che capissimo granché perché era tutto in inglese. MTV non esisteva ancora, almeno se avessero suonato Video Killed the Radio Star avrei saputo le parole.
Bellissimo post. :)
ReplyDeleteYou are a radio staaaaaar!
Deletethanks
ReplyDeletewww.edenpack.co.il