I know, I
know, I slipped at the very end of this 7-day-blogging-marathon, but I was
busy. I spent one of those magical evenings that are the crown jewels of
expatriate living. I went for dinner at my friend Alexa’s, who is Russian but lived most of her life in Bruxelles.
The dinner was in honor of her friend K.
who is form Palestine, fled in the 70’s with her family to Syria then moved to
Moscow (where the was Alexa's neighbour) to teach Arabic in a local school and not being able to
go back to her adoptive land Syria because of the war, she and her family settled
down in Dubai.
Alexa and
her husband I. are both Russians but
they met in Belgium.
There
were also C. and V. a Romanian-French couple.
G. and B.
both Americans from Washington DC.
A. and J.
Swiss and Canadian.
N. who is a Swiss policewoman, so after
22:00 we needed to keep it down or she’d have to call for reinforcements.
And me.
Most of
them know eachother from a Bootcamp club I am very happy not to take part in,
because although I too have plenty of sins to atone, mine are not of such
gravity that they would require such harsh punishment.
We had
Middle-eastern delicacies and tiramisù on Alexa’s art nuveau’s appartment’s
roof terrace.
Swiss
wine, Limoncello and Vodka.
English
was mostly spoken, but so was Russian, French and Schweizerdeutsch. And the conversation couldn’t have been livelier.
And there
I was, once again realizing that my people are the ones who made living outside
their comfort zone their home away from home. But a home nevertheless.
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Lo so, lo
so, sono scivolata proprio alla fine di questa maratona settimanale di post quotidiani, ma avevo da fare. Ho
passato una di quelle serate che sono i gioielli
della corona della vita expat. Sono stata a cena dalla mia amica Alexa, che è russa ma ha trascorso la
maggior parte ella sua vita a Bruxelles. La cena era in onore della sua amica K. che è palestinese, è scappata con
la sua famiglia in Syria negli anni 70 per poi trasferirsi a Mosca dove
insegnava arabo in una scuola e dove si sono conosciute. Non potendo ritornare
in Syria a causa della guerra, lei e la sua famiglia si sono stabiliti a Dubai.
Alexa e
suo marito I. sono entrambi russi ma
si sono conosciuti in Belgio.
Poi c’erano
C. e V. lui rumeno e lei francese.
G. e B.
entrambi americani di Washington DC.
A. e J.
lui svizzero e lei canadese.
N. che è una poliziotta svizzera e quindi
dopo le 22:00 abbiamo dovuto abbassare il volume o avrebbe chiamato rinforzi.
E io.
Si sono
conosciuti quasi tutti in un corso di Bootcamp
a cui sono ben felice di non
partecipare, perché si che anch’io ho un bel po’ di peccati da espiare, ma non sono certo di gravità tale da meritare
una punizione del genere.
Abbiamo
mangiato prelibatezze medio-orientali, e tiramisù
sulla terrazza dell’appartamentino in stile
liberty di Alexa.
Vino
svizzero, limoncello e vodka.
Si
parlava soprattutto inglese, ma
anche russo, francese e Schwizerdeutsch.
E la
conversazione non avrebbe potuto essere più scorrevole.
E di
nuovo mi sono ritrovata in mezzo alla mia gente, quelli che hanno fatto dell’essere
al di fuori della propria zona di sicurezza la loro nuova casa lontano da casa. E che casa!
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